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Psiconcologia

Un supporto per affrontare la malattia oncologica

“Perché è capitato proprio a me?” 
“Cosa succederà adesso?”
“Sarò capace di affrontare la malattia?”
“Come lo comunico ai miei figli?”

Una persona ammalata di cancro si trova di fronte a mille interrogativi. Una difficile condizione con cui la Dr.ssa Carlucci, psicologo psicoterapeuta a Padova, si è confrontata quotidianamente nei 7 anni di esperienza come psicologa presso l’Istituto Oncologico Veneto.
In ospedale si è occupata di numerosi pazienti e dei loro familiari, consapevole della fondamentale importanza rappresentata dal supporto psicologico nel corso delle diverse fasi della malattia.
Un percorso complicato che ogni persona vive in modo diverso e del tutto soggettivo: per ognuno di loro si attiva un processo di adattamento che quasi sempre porta ad una trasformazione radicale della propria vita. 

La ragazza col turbante

Jan Vermeer

Olio su tela - 1665/66

I familiari

 

La Psico-oncologia è una branca della psicologia clinica che tratta specificamente il disagio psicologico causato dalla malattia tumorale. Una condizione che accompagna non solo il malato oncologico, ma che colpisce anche i suoi familiari.

La Psico-oncologia si occupa quindi del riconoscimento e del trattamento della sofferenza psicologica legata alla neoplasia per strutturare un intervento di supporto psicologico al paziente e a coloro che si prendono cura di lui.
 

Scoprire di avere un tumore è infatti uno degli eventi più complicati e stressanti che un individuo possa affrontare nella propria vita: ancora oggi di fronte alla parola cancro la maggior parte delle persone si sente inerme e subisce uno shock accompagnato ad un forte senso di ansia, disorientamento e confusione, che coinvolge anche i familiari. In molti casi tutto questo viene vissuto inizialmente in modo catastrofico come una prematura “condanna a morte”, che determina un cambiamento fisico ma anche mentale: cambia la percezione del proprio corpo e del mondo, con una conseguente
trasformazione delle relazioni sociali e interpersonali.

 

Un’attenzione particolare va dunque rivolta al nucleo familiare: ansia, impotenza, responsabilità, sconforto, angoscia e paura sono stati d’animo che accompagnano chi si prende cura del malato oncologico ancora prima di ricevere la diagnosi. La patologia tumorale, che mette a dura prova gli equilibri personali e relazionali, va dunque trattata anche dal punto di vista dei familiari e congiunti: a loro viene chiesto di avviare nuovi processi di adattamento che devono portare ad una situazione di nuova stabilità durante la malattia e la cura.

Il supporto ai familiari (o Caregiver = coloro che si prendono cura), che diventa fondamentale nel corso dell’intero percorso terapeutico, va strutturato valutando caratteristiche socioculturali e dinamiche intrafamiliari della capacità di adattamento all’evento.

Il paziente

La persona affetta da tumore sperimenta una situazione di disagio legata principalmente al trauma causato dalla scoperta della malattia. Alcuni aspetti fondamentali dell’assistenza psicologica riguardano:

  • Il concetto di crisi: considerato come momento di cambiamento successivo alla diagnosi, alla conseguente risposta dei familiari e curanti, all’elaborazione di un nuovo equilibrio tramite l’individuazione di soluzioni adattive e all’accettazione del cambiamento.

  • Il concetto di strategie di adattamento o coping: necessario per gestire o diminuire l’impatto che il cancro rappresenta per il benessere fisico e/o psichico della persona.

 

Per coping si intendono tutte le strategie cognitive, comportamentali ed emotive che l’individuo utilizza normalmente per gestire qualunque situazione stressante, in questo caso, la malattia oncologica. Questa capacità è soggettiva: dipende dalla valutazione cognitiva dell’evento, dalle competenze culturali, dal comportamento che il malato assume per affrontare il problema, sia tramite l’intervento (attivo) che l’evitamento (passivo), e dal tipo di emotività emersa. Gli “stili di coping” rappresentano un fattore predittivo importante riguardo le possibili complicazioni psicopatologiche, la qualità della vita e la compliance terapeutica.

 

  • Il concetto di adattamento psicologico: vanno considerati i fattori di vita predittori del possibile adattamento, legati allo status sociale e ai comportamenti adottati dal paziente nei momenti più vulnerabili in precedenza. Si deve anche tener conto anche dell’adattamento del soggetto al trattamento e alle tecniche terapeutiche messe in atto.

 

Per aiutare al meglio il paziente a gestire e sconfiggere lo shock iniziale è quindi fondamentale rispettare i suoi tempi di accettazione della diagnosi della malattia e ascoltarne dubbi, timori e paure.
Ogni individuo reagisce e affronta in modo differente la malattia, un adattamento che necessita di tempo e impiega ingenti risorse personali. Una volta oltrepassato il disorientamento iniziale il malato avvierà un processo di elaborazione e integrazione della patologia nella propria esperienza di vita, arrivando infine ad uno stato di piena consapevolezze e accettazione della malattia.

Il compito dello psicoterapeuta è aiutare il paziente a far fronte alla malattia, incoraggiandolo ad esprimere le proprie emozioni con il coinvolgimento dei familiari; deve poi sostenerlo nello sviluppare modalità più adattive per seguire l’iter terapeutico, processo che passa attraverso una maggiore accettazione della condizione presente e di maggiore speranza nel futuro.

La Psicologa Psicoterapeuta Maria Concetta Carlucci riceve su appuntamento presso il suo studio di Psicologia e Psicoterapia di Padova. In questo particolare periodo offre la possibilità di effettuare colloqui on line di consulenza psicologica e di psicoterapia. Per ulteriori info cliccare QUI.

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